Iscrizione CCP-APS 25/26

Presentazione del Tema 2025-26

 


La domanda e l’amore
Quel che può non ripetersi*


Questo tema inesauribile, come lo è la domanda stessa, è sorto nelle tradizionali elaborazioni tra tutti gli insegnanti nel corso dell’assemblea generale dei Collèges de clinique psychanalytique de France.

La domanda s’innesca con il secondo vagito del bebè, essendo il primo quello del bisogno, il terzo quello del desiderio. Da allora, gli imbarazzi incominciano.

E perché l’amore viene in seguito? Ogni domanda sarebbe d’amore?

Allora non desta stupore che s’imponga la questione della ripetizione sotto questa forma che sembra ottimista: quel che può non ripetersi. Ciò che potrà raggiungersi attraverso la psicoanalisi per un soggetto, uno per uno, perché la ripetizione è singolare.

La ripetizione è stato il tema scelto dalla maggioranza degli insegnanti del Collège de clinique psychanalytique de Paris. Essa  ritorna così come sottotitolo, insistente e d’uomesticabile**  tuttavia.

Martine Menès, aprile 2025

* CCP-Paris 2025-26 « La demande et l’amour. Ce qui peut ne pas se répéter »
** Pseudo-neologismo forgiato con d’homme d’uomo e domesticabile. Cf. J. Lacan, «Ci sono infine gli animali a corto di uomo, perciò chiamati d’uomestici […]» «Televisione», in Altri scritti, p. 507.



La domanda e l’amore
Quel che può non ripetersi

Che cosa ci insegna la psicoanalisi a proposito della domanda?

Ci insegna che vi è un incondizionato della domanda, che la distingue dal bisogno, e che «la domanda nel suo fondo è domanda d’amore»1. Così il bambino che, domandando il seno, non domanda soltanto il soddisfacimento di un bisogno, ma domanda anche una presenza, fa appello a quel al di là che è il desiderio dell’Altro materno.

La domanda è da distinguere dal desiderio, «sottoprodotto» della domanda. Il desiderio è, esso stesso, condizionato, ovvero condizione assoluta del rapporto con l’Altro, strutturato da questo luogo che è l’Altro del linguaggio.

Se la domanda è domanda d’amore, l’articolazione con ciò che Lacan qualifica «d’essenza dell’amore» è da tracciare [à frayer]. L’essenza dell’amore è l’amore della debolezza, o amore della castrazione: «l’amore è dare ciò che non si ha, ovvero ciò che potrebbe riparare questa debolezza originaria»2.

Ogni domanda è, quindi, quella di una riparazione fondamentale, prima [première], che è innanzitutto domanda di riparazione riguardo all’insormontabile Hilflosigkeit freudiana, vale a dire dinnanzi al pericolo più originario, che lascia il soggetto senza risorse. La domanda d’amore è dunque da situare come domanda di riparazione dinanzi «all’abbandono [détresse] assoluto dell’ingresso nel mondo»3.

Gli amori, essi, non si testimoniano che attraverso quel dono singolare che è dono di ciò che non si ha: è il dono «per niente»4, al di là di ciò che si ha, ma anche al di là di ciò che manca.

Quale che sia il registro, reale, simbolico, oppure immaginario, a cui possono richiamarsi gli amori diversi, la formula di Lacan, tratta dal Simposio, sottolinea al contempo un punto nodale nella modalità simbolica dello scambio, attraverso gli usi del segno della negazione e della mancanza: «dare ciò che non si ha». È il dono del fallo – che non si ha – a un essere che non lo è5, è anche, in riferimento ad Alcibiade e Socrate, «dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole»6.

In ogni caso, esso [ça] domanda, senza sosta. Esso [ça] reclama. Esso [ça] petiziona7, ancora: esso [ça] ri-petiziona.

La domanda rimane «intransitiva», per il fatto stesso di parlare, essa «non comporta alcun oggetto»8, laddove solo il soggetto è, esso, transitivo: «Intermediaria la domanda, si schiude tutto il passato fino all’estremo limite della prima infanzia. Domandare: il soggetto non ha mai fatto che questo, non ha potuto vivere che grazie a questo, e noi riprendiamo da questo»9. L’analista è colui che «fa da supporto alla domanda», non per «frustrare il soggetto, ma perché riappaiano i significanti in cui è trattenuta la sua frustrazione.»10

Tuttavia, non c’è, e non c’è mai stata ab origine, domanda analitica, perché essa procede sempre da una sovversione orientata: «con un’offerta, ho creato la domanda»11, dice Lacan a proposito della posizione dell’analista. Qui, il desiderio dell’analista si rivela determinante.

Da questa sovversione dobbiamo trarre le fila, poiché un’etica vi si delinea, permettendo una rilettura del Wo es war, soll ich werden freudiano: laddove esso [ça] domanda, da questa beanza, il soggetto ne è causato.

Rossella Tritto e Alexandre Lévy
Insegnanti presso il CCP-Loire


Traduzione del Cartello: Rossana Betti, Luca Boccia, Luna Franconi, Bethiely Taís Gehrke (più uno), Diego Mautino.


1
 Lacan, J., Il Seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio [1957-1958], Einaudi, Torino, 2004, p. 392.
2 Lacan, J., Il Seminario, Libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi [1969-1970], Einaudi, Torino, 2001, p. 59, § 2.
3 Lacan, J., Il Seminario, Libro X, L’angoscia [1962-1963], Einaudi, Torino, 2007, p. 149, § 3.
4 Lacan, J., Il Seminario, Libro IV, La relazione oggettuale [1956-1957], Einaudi, Torino, 2007, pp. 140-1.
5 Lacan, J., Il Seminario, Libro V, Le formazioni dell’inconscio [1957-1958], Einaudi, Torino, 2004, Fr. p. 351, It. p. …
6 Lacan, J., Il Seminario, Libro XII, Problèmes cruciaux pour la psychanalyse [1964-1965], inedito, 17 marzo 1965.
7 Cf. petizione s. f. [dal lat. petitio –onis, der. di petĕre «chiedere»] domanda, richiesta che ha per fine di ottenere qualche cosa; ved. anche appetito.
8 Lacan J., «La direzione della cura e i principî del suo potere» [1958], in Scritti, Einaudi, Torino, 1974, p. 612, § 5.
9 Ibid., p. 613, § 4.
10 Ibid., p. 614, § 2.
11 Ibid., p. 613, § 1.


 

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