Collegio di Clinica Psicoanalitica Onlus
Associazione di Psicoanalisi riconosciuta come
Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale
Nel link modulo di iscrizione
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CCP Sede Clinica Arenula
Via Arenula 53 – 00186 Roma
Per appuntamenti Tel.: 06 45481515
Il CCP-Onlus è accreditato dal MIUR per i Tirocini di Formazione Clinica e di Specializzazione;
in Convenzione con la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma “La Sapienza” e con altre Università ed Istituti di Specializzazione.
Psicoanalista, A.M.E. Scuola di Psicoanalisi dei FCL-France,
insegnante al Collegio di Clinica Psicoanalitica Onlus
Responsabile clinico Centro di Consultazione Psicoanalitica Roma
info: ccp@praxislacaniana.it
Sidi Askofaré
Psicoanalista, A.M.E. dell’École de Psychanalyse FCL–France, Università di Toulouse, CCP–France e CCP-Roma
14:30/16:00 Seminario:
«Quel che sfugge all’urgenza…»
«Ce qui échappe à l’urgence…»
Registrazione obbligatoria – Posti limitati
Si svolgerà prevalentemente su Zoom.
In francese con traduzione in italiano
info: ccp@praxislacaniana.it
Nuove pubblicazioni di Colette Soler
La querelle delle diagnosi
Il transfert, dalla sua “realtà”
al suo reale sessuale
Disponibili ora
Conferenza di Colette Soler
ore 17:00 sabato 17 ottobre 2020
Piazza San Salvatore in Lauro, 15
Sala dei Piceni
Un caso di urgenza particolare
Un cas d’urgence particulier
In francese con traduzione in italiano
Nell’occasione: Presentazione libri
15 vol. collana Quaderni di Praxis
QP15 Edizioni Praxisdel Campo lacaniano
La querelle delle diagnosi
Colette Soler
3° vol. collana Marginalia
Il transfert, dalla sua “realtà” al suo reale sessuale
Colette Soler
Edizione bilingue italiano – francese
conferenza presso il Collegio Clinico
Roma, 20 giugno 2020
In questi giorni in cui
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La psicoanalisi ha un’incidenza a livello collettivo attraverso la mediazione della cura individuale. L’esperienza analitica si situa nell’articolazione tra il soggetto e il collettivo. |
Questa articolazione è stata formulata da Lacan come quel «momento in cui la soddisfazione del soggetto trova di che realizzarsi nella soddisfazione di ciascuno, cioè di tutti coloro che essa associa in un’opera umana». |
Dal confinamento per proteggerci da ciò che può toglierci il respiro, appuriamo che i confini si allargano attraverso le opportunità che apre la realtà virtuale . Questo per ricordare di non ridurci alla corsa alla fabbricazione di polmoni artificiali , bensì di riprendere il respiro di ogni cura, per praticare quel che Lacan anticipava nel ’74 alla radio: |
The fish and IBabak Habibifar– Cortometraggio 2014 – |
«Il discorso della scienza ha delle conseguenze irrespirabili per ciò che chiamiamo umanità.La psicoanalisi è il polmone artificiale grazie al quale tentiamo di assicurare ciò che occorre trovare di godimento nel parlare affinché la storia continui.» |
Come opera una cura analitica? Ecco una risposta di Lacan, sempre a Roma, nel 1953: «Fra tutte quelle che si propongono in questo secolo, l’opera dello psicoanalista è forse la più alta perché essa opera come mediatrice fra l’uomo della cura e il soggetto del sapere […].» |
La cura analitica accoglie chi è preoccupato da quello che non va, quello che chiamiamo sintomo e per il quale non c’è risposta già pronta tra le FAQ che la globalizzazione promette.
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In una cura analitica, attraverso il transfert , potrà magari guarire acquisendo un sapere nuovo, qualcosa su ciò a cui l’inconscio lo destina, sapere con valore di vaccino.
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«Il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale». J. Lacan, Il tempo logico e l’asserzione di certezza anticipata. Un nuovo sofisma, 1945.
«Il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale». J. Lacan, Il tempo logico e l’asserzione di certezza anticipata. Un nuovo sofisma, 1945.
«The fish and I», un breve film girato nel 2014 da Babak Habibifar, regista e produttore iraniano, che è anche il protagonista. La proiezione coglie, in 1 minuto e 30 secondi, il tempo di una scelta. La storia di un’amicizia intensa tra un uomo non vedente e il suo pesciolino rosso è la trama di un commovente cortometraggio, in bianco e nero, che cura la vita degli altri.
«The fish and I», un breve film girato nel 2014 da Babak Habibifar, regista e produttore iraniano, che è anche il protagonista. La proiezione coglie, in 1 minuto e 30 secondi, il tempo di una scelta. La storia di un’amicizia intensa tra un uomo non vedente e il suo pesciolino rosso è la trama di un commovente cortometraggio, in bianco e nero, che cura la vita degli altri.
«The fish and I», un breve film girato nel 2014 da Babak Habibifar, regista e produttore iraniano, che è anche il protagonista. La proiezione coglie, in 1 minuto e 30 secondi,il tempo di una scelta. La storia di un’amicizia intensa tra un uomo non vedente e il suo pesciolino rosso è la trama di un commovente cortometraggio, in bianco e nero, che cura la vita degli altri.
Déclaration à France Culture1973, pubblicato su Le Coq-Héron, n° 46-47, 1974, pp. 3-8 (www.valas.fr/Jacques-Lacan-Declaration-a-France-Culture-en-1973,083).
SurReale di questi tempi
“Il reale, cosa mostruosa che non esiste, finirà per prendere il sopravvento” (…) “come un uccello vorace, non fa che nutrirsi di cose sensate, di azioni che hanno un senso”[1], relegando l’umano all’oscurantismo di una scienza divinizzata che pretende di saturare il buco del suo misterium fidei.
Ed ecco che dal buco del sapere spunta un nuovo nome che tiene in sé il numero – elemento proprio ad ogni ricorrenza– il nome proprio della manifestazione collettiva di quello che, seguendo la logica di Lacan cinquant’anni or sono, avrebbe costituito il ritorno di una forclusione:
“Il discorso della scienza ha delle conseguenze irrespirabili per ciò che si chiama l’umanità”[2], asseriva in un’intervista a France Culture.
Si può dunque avanzare l’ipotesi che l’irrespirabilità, o meglio la difficoltà, l’impossibilità respiratoria, nomenclatura medica con cui si definiscono le conseguenze cliniche del COVID-19, sia nell’attualità sintomo rivelatore del malessere della civiltà nel suo specifico assetto e funzionamento.
Una civiltà dominata dal discorso della scienza che, asseriva Lacan, ha soppresso il soggetto, lo ha rigettato in nome dell’oggettivamente calcolabile, negando irrimediabilmente l’inconscio e l’impossibile.
L’umano è stato ridotto al corpo e al suo valore statistico e di mercato.
Un mercato comune guidato dal discorso del capitale che rende “tutti proletari”, ovvero corpi senza nulla per fare legame sociale, a-sociali spogliati di una struttura suppletiva che dia un posto alle soggettività.
Un discorso che dal “trattare i corpi” liberandoli dai posti significanti è finito per segregarli, o facendo eco ad un termine inflazionato del protezionismo attuale, disaggregarli in nome della sopravvivenza.
Forma dell’esercizio biopolitico volto a garantire la vita della specie, che l’umanità prosegua il suo cammino come reazione paradossale alla compromissione da esso stesso generata.
In questo scenario, cosa rappresenta e cosa può la psicoanalisi?
“L’analisi è il polmone artificiale grazie al quale tentiamo di assicurare ciò che occorre trovare di godimento nel parlare affinché la storia continui”[3]
L’offerta di assistenza alla civiltà contemporanea da parte della psicoanalisi è “compensatoria”: essa non costituisce una restituzione, quanto costituisce l’artificialità di un plustuttavia necessario.
Intanto assicurare, per quel che ne è di rassicurante.
In altre parole, si tratta di procedere nonostante la fatica di vivere, nonostante il malessere della corsa al progresso con i suoi effetti irrespirabili. Come?
Trovando la misura singolare di quell’ossigeno essenziale, di quel sollievo, o detto con Freud, di quella soddisfazione indispensabile affinché si possa, ancora, leggere quell’…e vissero.
Maria Rosaria Ospite
Roma, aprile 2020
[1] Freud per sempre. Intervista rilasciata da Jacques Lacan a Emilia Granzotto pubblicata su Panorama, Roma, 21 novembre 1974
[2] Texte paru dans Le Coq-Héron, 1974, nº 46/47, p. 3-8.
[3] ibidem
SurReale di questi tempi
“Il reale, cosa mostruosa che non esiste, finirà per prendere il sopravvento” (…) “come un uccello vorace, non fa che nutrirsi di cose sensate, di azioni che hanno un senso”[1], relegando l’umano all’oscurantismo di una scienza divinizzata che pretende di saturare il buco del suo misterium fidei.
Ed ecco che dal buco del sapere spunta un nuovo nome che tiene in sé il numero – elemento proprio ad ogni ricorrenza– il nome proprio della manifestazione collettiva di quello che, seguendo la logica di Lacan cinquant’anni or sono, avrebbe costituito il ritorno di una forclusione:
“Il discorso della scienza ha delle conseguenze irrespirabili per ciò che si chiama l’umanità”[2], asseriva in un’intervista a France Culture.
Si può dunque avanzare l’ipotesi che l’irrespirabilità, o meglio la difficoltà, l’impossibilità respiratoria, nomenclatura medica con cui si definiscono le conseguenze cliniche del COVID-19, sia nell’attualità sintomo rivelatore del malessere della civiltà nel suo specifico assetto e funzionamento.
Una civiltà dominata dal discorso della scienza che, asseriva Lacan, ha soppresso il soggetto, lo ha rigettato in nome dell’oggettivamente calcolabile, negando irrimediabilmente l’inconscio e l’impossibile.
L’umano è stato ridotto al corpo e al suo valore statistico e di mercato.
Un mercato comune guidato dal discorso del capitale che rende “tutti proletari”, ovvero corpi senza nulla per fare legame sociale, a-sociali spogliati di una struttura suppletiva che dia un posto alle soggettività.
Un discorso che dal “trattare i corpi” liberandoli dai posti significanti è finito per segregarli, o facendo eco ad un termine inflazionato del protezionismo attuale, disaggregarli in nome della sopravvivenza.
Forma dell’esercizio biopolitico volto a garantire la vita della specie, che l’umanità prosegua il suo cammino come reazione paradossale alla compromissione da esso stesso generata.
In questo scenario, cosa rappresenta e cosa può la psicoanalisi?
“L’analisi è il polmone artificiale grazie al quale tentiamo di assicurare ciò che occorre trovare di godimento nel parlare affinché la storia continui”[3]
L’offerta di assistenza alla civiltà contemporanea da parte della psicoanalisi è “compensatoria”: essa non costituisce una restituzione, quanto costituisce l’artificialità di un plustuttavia necessario.
Intanto assicurare, per quel che ne è di rassicurante.
In altre parole, si tratta di procedere nonostante la fatica di vivere, nonostante il malessere della corsa al progresso con i suoi effetti irrespirabili. Come?
Trovando la misura singolare di quell’ossigeno essenziale, di quel sollievo, o detto con Freud, di quella soddisfazione indispensabile affinché si possa, ancora, leggere quell’…e vissero.
Maria Rosaria Ospite
Roma, aprile 2020
[1] Freud per sempre. Intervista rilasciata da Jacques Lacan a Emilia Granzotto pubblicata su Panorama, Roma, 21 novembre 1974
[2] Texte paru dans Le Coq-Héron, 1974, nº 46/47, p. 3-8.
[3] ibidem